“Il DPCM del 24 ottobre ha decretato la fine del comparto della formazione linguistica in Italia”. Il grido di allarme delle scuole ASILS per il rischio di fallimento del settore del turismo linguistico in Italia.
Le disposizioni in materia sostegno economico per le attività che hanno subito uno stop a causa delle misure anti-Covid previste dal DPCM del 24 ottobre 2020 trascurano totalmente il settore della formazione linguistica in Italia, ed in particolare il settore dell’organizzazione dei soggiorni linguistici in Italia. Il decreto contiene addirittura un elemento discriminatorio in quanto si introducono fra i beneficiari del ristoro le aziende con codice ATECO 855209 (Altra Formazione Culturale), ma non quelle con il codice ATECO 855930 (Scuole e Corsi di Lingua).
Si tratta di una grave omissione in quanto la filosofia del DPCM è quella di offrire un ristoro più ampio alle categorie in estrema sofferenza (struttura ricettive, agenzie di viaggio, tour operator, guide, tassisti, altri servizi per il turismo, ecc.). Tutte le scuole di italiano per stranieri presenti nel nostro Paese rientrano fra le aziende che hanno avuto perdite di fatturato fra il 75% e il 95% del fatturato. Nonostante il settore sia in questo momento “aperto”, di fatto è chiuso perché, operando solo con clientela straniera, gli studenti non ci sono e la didattica a distanza non è un’alternativa praticabile.
“Il nostro settore è in ginocchio da febbraio – dichiara il Presidente dell’ASILS (l’Associazione delle Scuole di Italiano come Lingua Seconda) Wolfango Poggi – “prima a causa della chiusura delle nostre scuole per Decreto e, dopo la riapertura, per la quasi totale assenza di clientela, dovuta all’assenza di molti voli e al divieto di entrare in Italia per turismo rivolto a cittadini extraeuropei, che nelle nostre scuole rappresentano la prevalenza (Stati Uniti, Giappone, Russia, Brasile, Cina). Il “mercato” europeo non ci ha dato molte possibilità di respiro poiché i Governi di molti paesi europei sconsigliavano, e talvolta vietavano, di recarsi in Italia a causa del rischio epidemiologico. La recrudescenza della pandemia di questi ultimi giorni ha di fatto messo fine alle nostre attività che, non potendo avvalersi di un “mercato interno”, si trovano in una situazione di assoluta emergenza finanziaria che mina alle basi la resistenza economica delle nostre aziende”.
Ad oggi, se ci limitiamo alle sole scuole ASILS, sono a rischio oltre 1.000 posti di lavoro. Nonostante siano stati sollecitati numerosi esponenti dei Ministeri di nostra competenza (MIUR, MIBACT) nessuno si è fatto carico di un comparto che nel 2019 valeva 100 milioni di euro.